Teatro

Anullato lo spettacolo Innominabile, di Vita Accardi a Scandicci (FI)

Anullato lo spettacolo Innominabile, di Vita Accardi a Scandicci (FI)


Lo spettacolo Innominabile  di Vita Accardi da Samuel Beckett previsto per stasera e domani alle ore 21.00 al Teatro Studio di Scandicci è stato annullato.


La casa editrice Les Édition de Minuit, che di recente ha acquisito i diritti dell’opera letteraria di Beckett, non ha autorizzato l’andata in scena dello spettacolo, costringendo la S.I.A.E. a  notificare stamane il divieto di rappresentazione alla regista e al Teatro, senza possibilità alcuna di trattativa.
La Direzione del  Teatro Studio/ Krypton d’intesa la regista Vita Accardi, esprimendo un forte disappunto nei confronti degli aventi diritto francesi, ha deciso di presentare a ingresso libero nelle due sere  l’installazione scenica creata dall’artista romano Nunzio, con le musiche originali di Alvin Curran  e la presenza muta in palcoscenico dei tre attori, dalle ore 21.00 alle ore 22.45.
Il Teatro e l’artista si scusano inoltre con la stampa e il gentile pubblico per il disagio.

 

 

 

 

 

Ospite per la prima volta al Teatro Studio di Scandicci (FI), l’artista romana Vita Accardi presenta Innominabile, il suo nuovo lavoro teatrale, in collaborazione con la galleria fiorentina Santo Ficara.
Studiosa dell’autore irlandese, ha realizzato in precedenza lavori da opere beckettiane, tra cui “Commencè”, “Nè con l'occhio di carne Nè con l'altro”, “Dondolo”, “Ghost Trio”.

Innominabile, tratto dal romanzo omonimo di Beckett, ultimo testo della trilogia Molloy, Malone Muore, L’innominabile del 1950 scritto in francese, è interpretato da Vita Accardi e i gemelli Carlo e Paolo Cotta.
A fine pièce la regista inserisce una citazione da Nacht Und Traume, altra opera beckettiana, ispirata al lied di Franz Schubert e realizzata per la televisione tedesca SDR nel 1983, dove Vita Accardi muta scena e musica.
Come scrive Renato Nicolini su L’Unità del 19/02/2010 con l’uscita della trilogia “si chiude un ciclo dell’opera di Beckett: dopo l’abbandono della lingua natale, l’inglese per il francese, l’abbandono della forma romanzo per il teatro. L’Innominabile segna per Beckett l’accettazione di una nuova condizione, non solo personale, in cui non gli è più possibile «perdermi come una volta»; la fine del tempo «in cui avevo immaginazione». «Dentro al silenzio non si può» più parlare. D’ora in poi l’autore potrà soltanto rappresentare i frammenti in cui il linguaggio (ed il pensiero) si sono rotti”.

Nello spettacolo il linguaggio è il campo d'azione in cui la parola, contraddetta e incalzata dalla successiva, intraprende la ricerca di un significato che coincide con il silenzio, la pausa.
Al centro della messa in scena una sorta di Prometeo, consapevole della necessità che ha l’uomo di inventare gli dèi per non sentirsi profondamente solo.
Assediato da voci interne ed esterne, egli non può smettere di parlare, la sua condizione rivela come l'unica possibilità di riscatto dal vincolo sia un’incessante dinamica interiore.
Per Vita Accardi, “la Voce accompagna l'indagine dell'essere in cammino verso il silenzio: incompiuta e necessaria non può che rinnovarsi di continuo, la sua inarrestabilità sottintende la parte ‘innominabile’ del logos, nascosta tra esistenza e sogno”.

La scena creata da Nunzio è un ambiente metallico, raggelato e rarefatto: un non-luogo indefinibile ma familiare. Secondo l’artista, “lo spazio in apparenza immobile, ma in lieve costante movimento, svela ciò che non può essere svelato nella percezione di un essere isolato, ciclopico, sperduto testimone dell'universo beckettiano”.

Un ruolo fondamentale è affidato alla musica, creata per lo spettacolo da Alvin Curran. La composizione, spiega Curran “è una sintesi essenziale, che tenta di rispecchiare il mondo di Beckett nella sua squisita disperazione, e potentissimo ‘non-sense’, attraverso la non-direzionalità di vari gesti sonori che girano su se stessi in una enigmatica semplicità 'assoluta'”.